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Dal 1° gennaio 2025 è entrato ufficialmente in vigore l’obbligo di utilizzo della metodologia BIM (Building Information Modeling) per una parte significativa degli appalti pubblici. Il nuovo Codice dei Contratti Pubblici (D.lgs. 36/2023), aggiornato con il cosiddetto Correttivo Appalti (D.lgs. 209/2024), stabilisce che per i lavori con un importo stimato pari o superiore a 2 milioni di euro sarà necessario ricorrere alla progettazione secondo i metodi digitali previsti dal BIM.

Ma come spesso accade con le novità normative, il quadro applicativo è più articolato di quanto sembri. Ecco perché è importante chiarire quando il BIM è davvero obbligatorio, chi è esonerato, e quali sono le condizioni da rispettare per evitare errori nell'impostazione delle procedure.

 

Team al lavoro su un progetto con metodologia BIM, in linea con l’obbligo negli appalti pubblici previsto dal 2025.

 

Quando il BIM è obbligatorio (e quando no)

La soglia economica fissata dal legislatore per far scattare l’obbligo di progettazione BIM è di 2 milioni di euro. Al di sotto di questo importo, l’utilizzo del BIM resta facoltativo, anche se consigliato. Fanno eccezione i lavori su beni culturali, per cui il limite da considerare è quello delle soglie europee, attualmente pari a circa 5,5 milioni di euro. Rimangono invece escluse le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, per le quali l'obbligo non si applica.

Tuttavia, la vera novità introdotta con il parere n. 3480/2025 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti riguarda le condizioni di esonero, anche per lavori che superano i 2 milioni di euro. Il criterio determinante non è solo l’importo dell’opera, ma anche la data di avvio del procedimento di programmazione e la presenza (ove prevista) del DOCFAP, il Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali.

 

Il ruolo della programmazione e del DOCFAP

Il parere chiarisce che, se il procedimento di programmazione è stato avviato entro il 31 dicembre 2024, e se il DOCFAP è stato redatto laddove obbligatorio, il progetto può essere esonerato dall’obbligo BIM anche se l’importo supera i 2 milioni di euro. In altre parole, non conta solo quando si pubblica il bando, ma quando si è avviata formalmente la programmazione.

È interessante notare che l’esonero si applica anche nel caso in cui il DOCFAP non sia stato redatto, ma solo se questo documento non era richiesto dalla normativa (per esempio, per importi inferiori alla soglia UE). Questo evita inutili complicazioni per i lavori già inseriti nei piani triennali o biennali, che erano stati programmati correttamente secondo la normativa previgente.

Diversamente, se la programmazione é stata avviata a partire dal 1° gennaio 2025, l’obbligo di adottare il BIM scatta automaticamente per tutti i lavori sopra soglia, senza possibilità di esonero.

 

Progetti già approvati: cosa succede dopo il 2025

Un’altra questione importante riguarda i progetti già approvati e validati prima della fine del 2024. In questi casi, i livelli e i contenuti della progettazione rimangono validi, ma al momento di bandire la gara dei lavori, si dovrà comunque applicare la disciplina sopravvenuta. Questo significa che anche i documenti come il capitolato speciale d’appalto o lo schema di contratto dovranno essere adeguati al nuovo obbligo BIM, se il valore dell’intervento supera i 2 milioni di euro.

 

Cosa devono fare le stazioni appaltanti

Per adeguarsi al nuovo scenario normativo, le amministrazioni pubbliche devono attrezzarsi sotto diversi aspetti: serve formazione interna, l’acquisizione di strumenti software compatibili con i formati aperti (come l’IFC), e l’organizzazione di un ambiente di condivisione dati (CDE) per la gestione collaborativa dei progetti. È inoltre necessario individuare figure professionali specifiche, come il BIM manager o il coordinatore BIM, e aggiornare i documenti di gara in modo coerente con le nuove regole.

 

Perché conviene adottare il BIM

Al di là degli obblighi normativi, l’introduzione del BIM porta con sé diversi benefici: consente una progettazione più integrata, riduce il rischio di errori e varianti in corso d’opera, migliora la trasparenza nei processi decisionali e facilita la gestione dell’opera anche dopo la sua realizzazione. Tuttavia, non mancano le criticità: costi iniziali, necessità di formazione, e il divario tecnologico che può penalizzare enti di piccole dimensioni o imprese non ancora strutturate.

 

Cosa fare adesso: una sintesi operativa

L’obbligo di BIM negli appalti pubblici rappresenta un passaggio chiave verso una maggiore digitalizzazione del settore costruzioni. Comprendere esattamente quando si applica, quando è possibile l’esonero e come adeguarsi è fondamentale per evitare ritardi o contestazioni. Lavorare in anticipo, verificare la documentazione e pianificare con attenzione l’adozione del BIM sono oggi scelte strategiche che ogni stazione appaltante dovrebbe considerare, anche per appalti sotto soglia.
Se la tua organizzazione deve adeguarsi all’obbligo BIM o desidera approfondire la sua adozione anche sotto soglia, possiamo affiancarti in tutte le fasi, dalla formazione alla modellazione, fino alla gestione dei dati in ambiente CDE.

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